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O giustizia di Dio, quanto è severa!
3
Le voci pur predicatrici avessi
del Verbo udite, o Sinagoga infida,
e i suoi veri presagi, e i fidi messi,
che versaro per te lagrime e strida! 20
Pentita almen de tuoi gravosi eccessi,
poi che del gran Messia fosti omicida,
stata non fossi pertinace e fella,
vie più molto ch a Roma, al Ciel rubella.
4
Ché né con ceppi e con catene avresti 25
cangiato allora il sacerdozio e l regno,
né sotto infame giogo ancor saresti
tragico essempio del divino sdegno,
né peregrina misera faresti
d ingiuste usure al viver tuo sostegno, 30
gioco del vulgo, e quasi in scoglio alpino
lacero avanzo di sdrucito pino.
5
O giudicio del Ciel, nel proprio giorno
del sacrilegio tuo tu cadi in guerra.
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Letteratura italiana Einaudi
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Cadi, e del ricco tuo real soggiorno 35
Tito le moli e in un le glorie atterra,
e quasi per miracolo dintorno
con triplicato carcere ti serra,
e fa vendetta in te fiero nemico
de la vendetta del peccato antico. 40
6
Ed ecco a tanta strage anch io m accampo,
se potran pur le rime emular l armi,
ed illustrato da celeste lampo,
spero al Guerrier magnanimo agguagliarmi.
Ei con la spada ad esseguirla in campo, 45
io con la penna ad eternarla in carmi:
e così vendicato il Signor nostro,
come col sangue fu, fia con l inchiostro.
[24]
annibale
Glorïosa è l imago
del fiero espugnator de gioghi alpini
e più de petti intrepidi Latini;
per cui l antica Roma
non solo eguale a sé vide Cartago, 5
ma paventò di servitù la soma.
Oh se con l altre spoglie
ottenea quella de le proprie voglie,
fora Annibàl d Annibale maggiore:
vinto insieme, ed invitto, e vincitore. 10
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[24a]
annibale
Facciano Italia e Spagna,
che presso le lor mura aspro e feroce
il tuono paventàr de la mia voce,
del valor di Cartago eterna fede.
Dicanlo: il sa ben Roma, il sa Sagunto, 5
lo cui poter congiunto
giacque sotto il mio piede.
E s Amor vinto avessi,
come i popoli oppressi, io mi sarei
agguagliato agli Dei. 10
[25]
scipione africano
Di falangi Africane
spuntar spade guerriere,
e di genti domar Barbare e strane
forze indomite e fiere,
a la mia destra, a la possanza mia 5
di qualche pregio sia.
Ma de la dura Italia il vincitore
vincer con sommo onore
e glorïoso andar de la sua gloria,
questa fu sola al creder mio vittoria. 10
[25a]
scipione africano
L ossa mie non avrai
Patria indegna ed ingrata:
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ché se di quanto per tua gloria oprai
la memoria onorata
sì tosto n ha portata, 5
ben il cenere ancora in un momento
ne porterebbe il vento.
[25b]
scipione africano
Del Libico Campione,
fido riparo del Romano impero,
peregrino, è l effigie ivi ritratta.
Meraviglia ben fia, come sì fiero
nemico di riposo, 5
stupido ed ozïoso
non guerreggi ancor finto, e non combatta.
Ma sai tu la cagione,
perché l armi non tratta?
Morì Annibàl, Cartagine è disfatta. 10
[26]
orazio coclite
Trónchisi incontro a le Toscane spade
la curva mole, che su l fiume inarca
il passo onde si varca;
ché s a l alta cittade
distrutto un ponte cade, 5
saprò, franco Architetto,
un muro edificar di questo petto.
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[26a]
orazio coclite
Qual Dio? qual Dio? qual Nume,
coraggioso Romano,
fu teco allor che n su l sanguigno fiume
tant armi rintuzzò con la tua mano?
Chi pose alma divina in corpo umano? 5
E da cui ti fu dato
ch al tuo celeste ardir cedesse il Fato?
Ritraggi, o Re Toscano,
l insegne omai dal combattuto ponte.
Tu hai a fronte in un solo Guerriero 10
uno essercito intero.
[26b]
orazio coclite
Ché la mia Roma amata
abbi a te stesso, ed abbi a me serbata,
questo è quanto a te dar premio poss io ,
disse il Tebro ad Orazio, Orazio mio.
A la patria diletta, 5
ch al trïonfo t aspetta,
renderti, quasi caro e ricco dono,
salvo con l onda, e celebre col suono.
[27]
muzio scevola
Soffri soffri la fiamma,
premio dal fier Porsenna a te devuto:
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ma sappia, e creda (e tu mia man gliel giura)
ch egli devea questa medesma arsura
per te dianzi sentire 5
che vede or te soffrire.
Io volentier ti perdo, e ti rifiuto,
che se non fosti de la patria mia,
né mia vo che tu sia.
Mia sarà ben la palma: 10
vincerò senza man, vivrò senz alma.
[27a]
muzio scevola
Destra non ti doler , Muzio dicea
mentre il suo fiero errore
correggea con l ardore:
così placato il Ciel, me vendicato,
il nemico espugnato 5
e la patria col foco (al foco accesa)
e dal foco e dal ferro avrai difesa.
[28]
curzio
De le ruine de la patria afflitto
l invitto Curzio l armi e l destrier prese,
ed agli Abissi volontario scese.
Tremanti a l atto generoso e forte
i popoli stupiro, 5
e l ombre impallidiro. Al gran portento
di spavento gelò l istessa Morte.
Con le Furie ancor Pluto
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avria laggiù temuto,
se non che drizzar vide il buon Guerriero 10
agli Elisi il sentiero.
[29]
marco marcello
E di che superbisci
Barbaro temerario ed arrogante?
Non creder (ch è follia)
al favore inconstante
de la Fortuna lubrica e rotante. 5
Vincesti, ma non già l armi Romane:
Roma invitta rimane.
Rivolgi gli occhi a questa destra mia.
Questa hai sol da temere, e questa doma:
queste son l Alpi, e quest è Italia, e Roma. 10
[30]
sertorio
Del destro Sole impoverito e scemo,
disse il Romano Duce,
Ammòrzisi la luce,
pur che viva la gloria. Altro non temo;
poi che se mezo cieco 5
Marte mi lascia, e n parte il dì mi toglie,
porterò sempre meco
scolpite in fronte le mie chiare spoglie:
e mentre un lume sol perde la vista,
mille il nome n acquista. 10
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fabrizio
Tenta Pirro, se puoi,
di vincermi col ferro, e non con l oro.
La gloria de la Patria è mio tesoro.
Né curo i doni tuoi,
né povera d onor per me s apprezza 5
vergognosa ricchezza.
Bramo solo acquistar vittorie e prede
de l oro no, ma di chi l òr possiede.
[32]
tito quinzio cincinnato
Col pettine dentato
volgea Quinzio la terra,
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